domenica 22 maggio 2011

Capitolo 3 - 90 giorni che sono qui...


C’è che c’è che sono tornato giù per mettere a sistema lo studio e le esperienze, per ritornare a gestire positivamente il naturale, fisiologico, conflitto socio-cognitivo.
C’è che c’è che sono tornato giù per riprendermi il mio tempo, tornare in fase con il mio tempo biologico, meridiano, esperito sotto forma di rapporti umani molto spesso conflittuali ma intrisi di intima carnalità, di sangue, urla e sudore…
C’è che c’è che sono tornato giù per smetterla di inseguire un sogno metropolitano frutto di e-sperienze surrogate in una daily routine, sogno vigile intriso di carico di precarietà e-sistenziale, di interferenze visive, dei personaggi dei libri di Walter Fontana, della trilogia di New York ma anche di Chiedi alla Polvere e poi di Pulp, naturalmente, senza dimenticare l’amara litania, costantemente presente a mò di rumore di fondo, del Santo! Santo! Santo! del Kaddish di Ginsberg.
 
C’è che c’è che sono tornato giù, che mai miglior metafora di una regressione rimandata per troppo tempo e della cui mancanza, tappa obbligata di ogni percorso di formazione, la vita cominciava a chieder di dar conto.
C’è che c’è che sono tornato giù per avere del tempo per decidermi a migliorare il mio livello di controllo dell’incertezza.
[UncertaintyAvoidance]
C’è che c’è che sono tornato giù per ritrovare un livello di fitness accettabile in funzione di un worklife balance migliore, rispetto a quello che avevo nella città senza passaggi a livello, in cui riuscivo ad andare a non più di 7 all’ora, nonostante tutto.

Nient’altro! O quasi…

Reality Show!

C’è che c’è che vado in regressione…
Formatto, ricarico i driver ma quelli aggiornati, riavvolgo il nastro.
Cerco di ricostruire le ragioni profonde di alcune scelte che hanno generato la sequenza dei fatti, per poi smontarla, analizzarla con un altro filtro e cercare di immaginare di costruire un finale diverso…



90 giorni che sono qui

Reale Percepito
Il solito loop di seghe mentali misto a santi che scendono giù, a farmi compagnia, nei 14 passi dal letto al caffè.
AAA…
Assopito, Anaffetivo, Atomizzato, Aridamente Antisociale, Anomico…
Inappetente alla vita, inerme, immobile, incapace di reagire e governare, in preda a questa rabbia mista a sconforto, talvolta, paralizzante…
Sprecando, gettando via il tempo, nelle stanze pregne di incomunicabilità, di questo tempo, in questo Reality Show!

C’è che non mi piace per niente quello che vedo, in questo specchio.
C’è che non mi piace per niente tutto questo fare fatica ad esprimere quello che sento, quello che percepisco…
Stitichezza emozionale, stitichezza e-sperienziale…

L’Espresso sul cesso, come da quando ne posso aver memoria, sfogliato partendo dall’ultima pagina…la bustina di Minerva o il vetro soffiato di Scalfari, purtroppancora troppo complicate, per me, le lettere dei lettori, società poi salute.
Lei non sa chi sono io, il titolo di questo articolo sulla sindrome di Hubris (arroganza, orgoglio, tracotanza, presunzione) che mi colpisce non poco, leggendo, nel finale che

“Non esistono cure mediche per questa sindrome, ma è possibile una riabilitazione che rinforzi l’effetto dei fattori protettivi ([…]umiltà, senso dell’humor, autocritica, autocontrollo, disponibilità ad ascoltare […])”

Mi colpisce di più qualche giorno dopo, quando me lo ritrovo sotto forma di ritaglio fra schermo e tastiera del mio P66 dal sistema operativo danneggiato.

90 giorni che sono qui

Realtà Manifesta
Sono Camicia Malstirata…
Sì, mi ricordo, hai fatto bene a chiamare…
I miei pensano che io abbia la sindrome di Hubris, può essere vero? Tu la conosci? Che ne pensi? Chiedo al telefono al Dottor Carmine, il mio nuovo analista, un gestaltiano, appassionato di devianze, specializzato in tecniche conversazionali.
E’ una new entry nel reality show anche se avevo il suo numero già da qualche anno.
Non l’avevo mai chiamato che speravo, mi illudevo, non ce ne sarebbe stato bisogno…

Realtà Aumentata
Il numero del Dottor Carmine ce l’ho già da un po’ ma non l’avevo ancora usato.
Me l’ha passato Dj K_All, qualche anno fa, nel periodo in cui era in sbatti che si prendeva la B Speciale (la patente, non qualche cosa strana) e andava spesso al Ser.T di Via Carpaccio, nella città delle due torri, a fare quello che si deve fare in questi casi…
Si sono conosciuti credo in sala d’aspetto mentre erano lì per motivi diversi ma sempre legati a roba di documenti…

Entrambi in attesa…

Dj K_All per la patente e quello che adesso è il Dottor Carmine per il tirocinio post-laurea in psicologia, dopo una tesi sulle devianze in soggetti cresciuti in aree subindustrializzate, contando i giorni alla fine prima di cominciare ad attendere di essere accettato in qualche scuola di specializzazione gestaltiana.



Reale manifesto

Dj K_All era lì che traccheggiava nell’attesa del suo turno, leggendosi la stampa su carta riciclata del Coyote Project dell’epoca.
Succede che nell’androne arriva quello che adesso è il Dottor Carmine ma che all’epoca era, semplicemente, Carmine lo stagista.
Finisce che tra una battuta acida e l’altra finiscono a parlare di me…
Dj K_All con lo spirito del fratello maggiore che ne ha viste troppe e di troppo brutte, che sperava che il suo fratellino diventasse la sua nemesi, che almeno lui riuscisse a non essere più un personaggio abbozzato di quella graphic novell di quart’ordine (“Live from Hell. Flipback and lying in Doom’s Dale”, la chiamava) in cui sembrava articolarsi il piano del reale delle nostre e-sistenze…
Carmine lo stagista con lo spirito del ricercatore interessato ad un caso di studio neanche troppo complicato da sviluppare…

Reale percepito
Finirono a parlare di me che avevo scritto quelle pagine gialline cariche di parole farneticanti, che laureato da qualche mese, dopo una vita senza rimpianti e senza star troppo a pianificare di entrare nel sistema, rischiavo di finirci dentro, senza le giuste motivazioni…
Impreparato, insufficientemente strutturato emotivamente, deficitario nel set dotazione delle competenze trasversali di quelle aspecifiche utili al controllo dell’incertezza in sistemi fortemente normati…
Sprovvisto, senza mai essersi posto il problema di dover almeno provare a indossare il più importante (per lui) fra tutti e 6 i cappelli per pensare, quello azzurro, quello del controllo…

C’è il rischio concreto che senza una guida finisca col non performare e a perdersi negli interstiziali del suo disagio, fino a deprimersi e poi chiudersi in una bolla di inadeguatezza…
C’è il rischio concreto che oltre al non accettare di dover essere YES (man) oppure OK (come indicato da una delle mode del momento) o al massimo AND-OR, come richiesto dal sistema, perseverando nella ricerca di un adattamento quasi impossibile, per uno o per una ch’è stato da sempre un cazzo di NOR…
dopo aver imbiancato il sepolcro, nascosto e o eliminato del tutto l’acciaio chirurgico e le creste…
dopo aver dato all’inchiostro che affiora su pelle una dimensione forzatamente intimista ma nascosta sotto una camicia malstirata in un total look da 99e99, per 600-1000 euro al mese…
e restare borderliner, nonostante tutto…
C’è il rischio concreto che senza una guida finisca da qui a 5 anni col non accettare più niente e ad atomizzarsi…
Sto esagerando? Farnetico anch’io, secondo te? chiede K_All allo stagista psicologo…che io non le ho studiato queste cose ma me le hanno raccontate a fattarello… me le ha spiegate in più riprese, di notte, un mio cliente. Quando è sparito poi le ho lette un po’ in giro…ma ti ripeto, le ho solo lette, forse sto esagerando…

C’è che lui non capisce, che potrebbe pentirsi e poi autodistruggersi o peggio ancora deprimersi…nonostante tutto...

Parlaci tu, appena puoi, gli dice K_All, in attesa di entrare…
Che lui non capisce, che non immagina quello che sta per fare, gli dice, che decide di pancia e di rabbia e pensa di poter essere come Touraine, negli interstiziali delle corporazioni…non accettando il fatto che è semplicemente un viaggio nella rabbia, in una rabbia atavica, in un odio ancestrale, alimentata da un rapporto malsano, innaturale con la morte e con il brutto…
C’è che c’è che lui non capisce, dice K_All al futuro Dottor Carmine, che quello che vorrebbe cominciare potrebbe non essere nient’altro che un tour nell’odio e nella rabbia, potenzialmente autodistruttivo…rischiava di fare non come Touraine ma fare un TourHaine…

Realtà aumentata

Queste le parole, le ultime parole, fra di loro, qualche anno fa, nella sala d’attesa del Ser.T di Via Carpaccio, nella città delle due torri…

Reale Manifesto

C’è che mi chiama lui, il futuro Dottor Carmine, qualche mese dopo quella loro chiacchierata.
Si presenta, rapidamente e poi mi fa “se continui a non concludere niente (anche se in realtà avrebbe detto “se continui a non concludere un cazzo”, vabbè…) ma se riesci a non autodistruggerti, da qui a 5 anni, fammi uno squillo. Per quella data sarò abilitato. Non fare cazzate, nel frattempo.”
La nostra precedente conversazione prima di…

90 giorni che sono qui

Reale Manifesto

C’è che c’è che i miei sono convinti che io abbia la sindrome di Hubris. C’è che c’è che il mio attuale analista adesso è il Dottor Carmine e per tranquillizzarmi, a telefono, mi dice che è abbastanza d’accordo con loro e mi invita, nell’attesa del nostro prossimo incontro, a…

C’è che c’è che neanche finisce di parlare che mi pinga Giulio, su skype, che mi deve dare una buona notizia.
Che dopo un periodo denso ma un po’ così anche per lui, che sembrava non dovesse finire mai più…rimane che finalmente ha vinto una borsa di studio, per dipingere e basta…in Germania.
Sembrava un periodo San Sebastiano, sembrava non finire più…troppo stressato a lavoro per questioni di turni inumani fatti da qualcuno “chezerovitasocialelavoroebasta” un kebab volante volando in studio in attesa di qualche nuovo colore, di qualche buona notizia che tardava ad arrivare…e nel frattempo erano ferite sulla tela, flagellazioni, più che estroflessioni, più che ispirazioni…
Poi non lo so, mi torna la voglia, la Voglia, quella con la V maiuscola,  nel tempo intercorso fra un paio di Bah!
Mi viene la Voglia, mi ritaglio del tempo extra e la tela, quasi da sola, si fa… poi arriva il Berlin Calling! Berlin Calling! Berlin Calling! mi fa.
[San Sebastiano - olio e smalto su tela 100x140cm - Giulio Zanet]

Ma tu come stai? Stai scrivendo, almeno?...tirati su, comincia dalle cose semplici, tipo cambiare l’acqua al pesce, alla bolla del pesce, intendo… e poi ricordati di San Sebastiano e poi fai tu, ma fai…
che quando cominci poi ti ricordi, come si fa…me lo hai insegnato tu…cerca di ricordartelo, ogni tanto…

90 giorni che sono qui
[Wej - Pericolo]
Reality Show
Una cosa tipo così:
“la informiamo che ci dispiace ma il suo profilo non risulta essere in linea con le Nostre esigenze aziendali”, al quinto step si selezione, dopo cinque settimane...
C’è che c’è che almeno questa volta non mi hanno detto “ah sei di giù ma pensavamo tu fossi napoletano, quando ti abbiamo chiamato” o qualche altra cosa assurda tipo “ah, pensavamo tu avessi meno di trent’anni, dalla foto sembravi più giovane” - anche se è la terza riga del cv, poco sotto il job title, accanto alla foto, ovviamente – “…il cliente ci ha chiesto espressamente un nativo digitale…”- “io che? scusa cosa? scusa come? Io al più nativo meridiano o al massimo nativo salentino, ma digitale poco, molto poco…”
C’e che c’è che almeno questa volta non si sono scusati di non essere veramente dei recruiter “che non si dovrebbe mai dire, è vero…ma tanto tu sei del settore, certe cose le sai, la maggior parte di noi è solo commerciale…”… anche se il senso non era poi così tanto diverso… ma apprezzabile il rispetto per il candidato e la correttezza di avvertire, di aver sprecato del tempo per “chiudere il giro”, quello sì, così uno si toglie il dente e smette di pensarci…
C’è che non posso pensare che anche i nativi digitali, tanto ricercati da questi recruiterchenonsonorecruiter, non si scontreranno, almeno in Italia, con queste assurdità…
Ammesso che potessi riviverla l’età che hanno adesso i nativi digitali, pensando ai problemi di quell’età, soprattutto, non lo so se poi veramente in realtà avrei tanta voglia di vivere, a questo tempo, quell’età…anche se fossi Marty Mc Fly e avessi una DeLorean per poter…
C’è che c’è che invece di una DeLorean ho l’usufrutto di una Clio 3a serie da revisionare e con l’autoradio a cassette, un letto e due terzi di un armadio in casa dei miei, che da 90 giorni sopportano la violenza della mia risacca emozionale…
C’è che c’è che dopo la scoperta che il vento e l’empatia erano diventati malattia, nella fretta mista ad ansia di dover cambiare quartiere in tempo zero…hanno portato qui tre televisori ma hanno dimenticato una libreria…e che ce vo fa…che la gestione dello spazio e del tempo, fortunatamente è diversa, mediamente conflittuale come con tanti altri coinquilini, nel corso degli ultimi tre lustri…
e tu tu… e ta ta…e tu tu… e ta ta…
Cussì eti. Cu ci ti la pigghi?Cu lu vientu?
e tu tu… e ta ta…e tu tu… e ta ta…
Spetta ‘nattimu? Ma ceteti st’empatia? Non è ca t’hannu dittu mascìa e poi ‘a capitu fiacca?
Reale Manifesto
C’è che la condivisione con Giulio, fratello di madre diversa (credo si dica così) e che adesso che scrivo vive il suo Berlin Calling, comincia come nelle migliori occasioni casualmente, nella città senza passaggi a livello…
C’è che ero lì già da un po’, lasciavo una tripla dopo uno stage di una settimana o poco più dopo un corso di “alta formazione” di un paio di centinaia di ore, trovavo asilo in un divano 5 stelle in coachsurfing (www.couchsurfing.org) in Cesariano, in un appartamento poche porte più in là dalla casa in cui (la leggenda metropolitana dice) Gianni Brera finì i suoi giorni e da cui si riusciva a vedere l’arena civica che porta il suo nome, a pochi passi dalla linea di confine con la più grande Chinatown d’Europa… moderno check point charlie, hub cross culturale, punto d’accoglienza…
Punto - linea – superficie – prospettiva - messa in quadro –
Confine - Linea di confine - skyline - prospettiva – messa in quadro -
Modularità - banalità - limite – banalizzazione - messa in quadro

Visione sistemica…
C’è che era la sera della lunga eclissi di luna, io sul divano con in braccio il mio centrino ed in mano il mio tre funzioni dell’epoca e Giulio invece in cucina che…
non vuoi che…
Ciao sono Camicia Malstirata ho letto il tuo annuncio su @#§*è£$%... - scusami ma sono ad una festa e si sente un po’ poco…c’è la mia amica Wú Xìn che è tornata or ora dalla Cina dopo un sacco di tempo e stiamo festeggiando… possiamo risentirci domani in taaaaaarda mattinata? – anche no, gli dico io, sono il tipo strano in soggiorno…ahahahahah!
Un letto a castello ed una connessione wireless, 4 cassetti, un armadio 3 ante, e poco altro più in un quadrilocale in via Tobruk, in condivisione…giusto il tempo di finire un rolling stage io e preparare la sua prima personale, Irriverenze, lui…
Realtà Percepita
Era il 2007, al tempo dell’onda lunga di Salomè e della lunga eclissi di luna, un anno prima del tifone Nǚshì Ji, due anni prima di Efedrina Milagros, incrociata poco più in là, alla fermata del 78 di fronte alla Business School che non mi ha neanche ammesso ai pretest e che, realisticamente, non mi sarei potuto comunque permettere…
Come realisticamente non potevo permettermi Nǚshì  Ji e la sua esasperatamente eccessiva moderna femminilità…conosciuta ad uno speed date per cui avevo avuto un voucher dopo un acquisto su un sito di e-commerce, italo taiwanese, tette alla Fujiko Mine, sulla patente la fotina di Lucy Liu di cui, si vantava, nessun uomo in divisa si fosse mai accorto…
Nǚshì  Ji…che storia!
Di giorno rain maker, superconsulente per qualche super specializzata società del terziario avanzatissimo, di notte predatrice di grossi capitali nei migliori superesclusivi VIP Club…trovata in rigor mortis, adagiata sul suo due piazze ribaltabile, neanche troppo svestita, in posizione sbuccia ginocchia, nel suo straminimale stramodernissimo monolocale in centro…andatasene via, bardata di tutti i suoi ninnoli scintillanti trofei di guerre notturne, senza farsi il problema di salutare, lasciando senza risposta tante domande…
Il nostro legame? La stessa tristezza, nient’altro…
Realtà aumentata

C’è che era il 2007 e io ignorantissimo, l’ho scoperto in questi giorni dove era Tobruk e che cos’era il martello di Tobruk, soprattutto…che fintanto che ho abitato lì pensavo fosse qualcosa di attinente al “martello di Tobruk” ma il raccontino, però…che c’è un tipo in loop che doveva mettere un chiodo, non aveva il martello ma sapeva che il suo dirimpettaio invece sì…facendola breve e banale, dopo una fracca di tempo sprecato in loop infiniti di seghe mentali sembra che riesca ad uscire di casa e a chiedere, finalmente, il martello al vicino.
Invece suona piano e bussa forte, quello apre e si vede mandato a cagare a gratis e assieme al suo martello da questo vicino di casa un po’ così. E’ questo il martello di Tobruk che conoscevo io, scusatemi.

Fotografia Interinale, Reality Show!

4 città in 28 mesi prima di una ventina di casting per un posto letto, trovato alla fine a una festa…per un totale di una quindicina di compagni di stanza…
Flessibilità, precarietà, vantaggio, opportunità?
Comprimo e zippo ricordi. Talvolta rielaboro, spesso codifico.
Categorizzo ed estrapolo. Scompongo, aggiungo e incasello dati trattati.
Rileggo i dati. Poi banalizzo. Ne faccio diagrammi. Ricavo picchi che porto in mark-up.
Unisco i picchi nell’alternanza di punti, linee e superfici…
Poi ci scherzo anche su.

Che c’è sempre un po’ d’ansia da prestazione prima di ogni ripartenza, prima di ogni picking&packing, prima di ogni moto per…

9 traslochi in 2 anni…
Ancora in viaggio, bagaglio a mano e qualcosa in più.
Bisogna stare leggeri per continuare a viaggiare.
Veloce, leggero, preciso…il mood, nelle intenzioni…
Veloce, leggero, preciso…Osservo, analizzo, estrapolo.
Talvolta rielaboro, spesso codifico, poi digitalizzo ma un po’ meno spesso…
Veloce, leggero, preciso, osservo, analizzo, estrapolo, rielaboro, spesso codifico ed estrofletto…
ancora in viaggio, bagaglio leggero, più leggero…
poche le immagini che porto con me, che tengo sempre sotto mano, sulla mia pelle.
Son le mie linee, essenziali, scarne, spesso monocrome, semplici e banali, più banali che posso, la mia fotografia interinale…
Ma i colori? I miei compagni di viaggio…
me li prestano loro!


Camicia Malstirata


lunedì 2 maggio 2011

Capitolo 2


118 GIORNI CHE SONO QUI...

Giorni fa, preparando il mio intervento su Torno Subito, mi imbattevo nel seguente messaggio di status:

XYZ:
L'economia va meglio delle attese: Pil all'1,3%L'economia va meglio delle attese: Pil all'1,3% Scende il deficit, pressione fiscale più leggera Nel 2010 il Prodotto interno lordo è migliorato, crescende dell'1,3% contro previsioni pari all'1,2 Scende il deficit, pressione fiscale più leggera Fonte www.tgcom.mediaset.it/economia/articoli/articolo504497.shtml
Gli rispondeva LB da Madrid, citando un’altra fonte utilizzata da The New York Times e The Guardian per argomentare l’analisi della situazione in Italia

[www.istat.it/salastampa/comunicati/in_calendario/occprov/20110301_00/]

occupati: -0,4% (-83 mila unità) rispetto a dicembre 2010;
- disoccupati: +2.145 unità,in crescita dello 0,1%,+2 mila rispetto a dicembre (su base annua: +2,8%,+58... mila unità,totale:2 milioni 145 mila);
- disoccupazione giovanile:29,4%;
- inattivi tra i 15 e i 64 anni +0,5% (80 mila unità) rispetto al mese precedente...e (tasso di inattività:37,8%,+0,2% sul trimestre);

XYZ, in apparente stato confusionale e senza argomentare rispondeva semplicemente insultando dignità personale, mamma, papà e tutto il parentado di LB che poi semplicemente metteva in condivisione la sua esperienza personale:

Una nota da parte mia che vivo in Spagna da 4 anni... l'economia spagnola é stata in crescita per venti anni fino al 2007, adesso come tutte le ecomonie occidentali (forse anche di piú) sta soffrendo una grandissima crisi economica. L'economia spagnola non é in ascesa e nessuno dice che lo sia... peró ti posso garantire che quando sono arrivato io nel 2007 era di gran lunga migliore di quella italiana, infatti mentre a Roma e Milano ho dovuto fare lo straccione a carico dei miei genitori facendo lo stagista o lavorando in un callcenter (già laureato e con Master, ovviamente), qui in Spagna in 3 mesi sono diventando indipendente economicamente e finalmente ho acquisito una dignità come lavoratore... non voglio fare l'uomo di mondo perché non lo sono, peró prima di parlare e sentenziare dovreste conoscere il mondo che vi circonda, e vi garantisco che é pessimo in Italia, Spagna, Francia, ecc...
XYZ, sempre in stato confusionale e con ancora meno argomenti reitera una sequenza molto simile di insulti gratuiti
LB, per chiudere il giro cita supersinteticamente l’esperienza di un altro nostro amico, sempre laureato e con master:
T. ha avuto la mia stessa traiettoria in Inghilterra... trattato da falliti in Italia, valorizzato all'estero... e mi viene spesso da pensare che forse il problema è di sistema…secondo te si può ancora parlare di sistema italiano se siamo così in tanti a dover partire per non dover essere insultati?
XYZ, in un silenzio assordante, abbandona la discussione.
Qualche giorno dopo, la mia attenzione da pesce rosso è caduta su questo articolo apparso su repubblica.it che è la storia di Bruno il superdisoccupato, anche lui con una storia di su e giù che va avanti dal 2007 e non ha ancora il lieto fine sperato

[www.repubblica.it/solidarieta/emergenza/2011/03/04/news/superdisoccupato-13180818/]

Ve ne parlo perché penso che siano esempi chiari, di possibili soluzioni, di modi diversi di affrontare la crisi.

Un esercizio che faccio nei periodi in cui “non mi piace quello che vedo” è lo specchio. Una specie di training autogeno basato sulla respirazione diaframmatica e sulle virtualizzazioni, imparato in un corso di pnl on line di cui purtroppo ho perso i riferimenti.

Per chi fosse interessato alla materia, io visito spesso pnlinpratica.com e questa settimana ho trovato interessanti questi due articoli che potrebbero fornirvi spunti utili per affrontare al meglio la fase di avvicinamento ad un colloquio o ad un periodo denso:



La storia di Bruno mi ha ricordato anche uno dei tanti motivi per cui io sono qui…

Reality Show…
118 giorni che sono qui, c’è che Efedrina Milagros, negli ultimi sette giorni ha continuato a chiamare ma che da oggi, spero non chiami mai più.
C’è che in questa settimana di tentativo di costruzione di un rapporto “epistolare” sano e costruttivo per entrambi è riuscita solamente a farmi intossicare di nuovo con le sue ansiogene, contraddittorie, per me velenose, farneticazioni di giovane moglie insoddisfatta dal menage familiare…
C’è che, con le mie dita nuovamente scarnificate a livelli preoccupanti, ho schiacciato unfriend sul suo profilo fake e poi, magicamente, qualche ora dopo…
C’è che mi ha chiamato come al solito in anonimo, piangente e disperata e minacciando di farla finita, punteggiando i singhiozzi e le lacrime con il solito loop ossessivo di “che sono depressa, che non lavoro, non esco mai, sono grassa…piccola pausa e poi…ti chiamo da anonimo ma il mio numero è lo stesso, so che non mi chiami ma non chiamarmi”…
C’è che le dico che capisco il problema linguistico ma ribadisco che ho studiato psicologia sociale e non psicologia…
C’è che sublimando arido distacco, infastidito e indisposto le ribadisco che ringrazio il mio dio di non far parte più di quella schiera di attori non protagonisti di quella telenovela/reality show che è il suo mondo…fatto di tanta brava gente che lavora bene e tanto che nuotano nel loro acquario dorato in cui, com’è giusto che sia, co-esistono simbioticamente colonie di pesci milione e di pulitori del fondo che riempiono gli interstiziali e-sistenziali, sprecando il tempo libero in…pettegolezzi, invidie e lunghi coltelli…
C’è che il suo mondo di ultimi che tanto sarebbe piaciuto a Touraine, la sua telenovela, il suo reality show è, era, fatto di portinaie, tate, governanti aspiranti figuranti speciali, talvolta disperate e falsamente timorate di dio, in attesa di regolarizzazione, che forano goldoni prima di andare a letto con personaggi che vivono nel secondo livello, negli interstiziali, cercando di sfruttare il loro calpestare l’ombra di uomini ombra di chi sta sotto i riflettori…per lanciarsi con annesso pupo in fasce stretto al petto, qualche stagione dopo, in deliranti isterismi, contro le pareti dell’anticamera di un ufficio di rappresentanza… chiedendo vestiti, gioielli e soldi, più soldi a chi, pur calpestando ombre glitter e scintillanti, è semplicemente un comune stipendiato da poco più di mille euro al mese, benefit esclusi, ovviamente…
Jacuzzi vista Madonnina, SUV e/o sportive di medio alto livello dai vetri oscurati, accrediti e/o credenziali privilegiate d’accesso a circoli esclusivi, da poter utilizzare in assenza del padrone…
Questa è, era il suo mondo...

Reale Percepito…
C’è che c’è che il nostro incontro è avvenuto che vivevo a 7 all’ora e non vedevo luce alla fine del tunnel in cui, inconsciamente, masochisticamente, ero riuscito a tuffarmi a coffa, a bomba, a piè pari, in apnea…
C’è che c’è che mi sentivo inutile, impotente,incapace…che mi sembrava di non aver più le motivazioni giuste per continuare a tentare di rimanere lì, nella città senza passaggi a livello…
Che lavoravo e basta e non avevo quasi più vita sociale, che dovevo chiudere il budget e avere qualche spicciolo per ripartire…Non avevo quasi più vita sociale solo perché a parte i colleghi con cui condividevo le pause nei vari lavoretti c’erano le frequenti pause pranzo con Giulio, che a quel tempo lavorava in libreria per pagarsi le spese e soprattutto un buco in quel di Via Lesa in cui poter dipingere…
La gioia di vedersi e confrontarsi, come sempre, sulle nostre emozioni, sullo spirito del tempo e sui nostri blocchi, le nostre dannatissime stitichezze e-sistenziali…la mia d’inchiostro, la sua d’olio…

C’è che vivevo a 7 all’ora…che un lavoretto da 5 euro all’ora, per poche ore settimanali, in remoto, autogestito, come web marketing clerk, un part time serale da 7 euro all’ora in un call center ed una piccola analisi di dati di una customer satisfaction da 9 euro all’ora, anch’essa per poche ore settimanali, in remoto, in autogestione…
Sembrava non bastassero lo stesso a chiudere il badget necessario a partire…

C’è che erano già mesi che cercavo nel mio specchio il ricordo di un sorriso…
C’è che erano già mesi che pianificavo l’attuazione di nuove strategie di problem solving per uscire dalle sabbie mobili dei career site e dallo sconforto conseguente ad un’infinità di le faremo sapere seguiti raramente da una seppur negativa risposta…
C’è che fortunatamente in quei frequenti tre quarti d’ora di pausa pranzo caffè incluso, alla fine della fiera, l’unica domanda senza risposta, nell’attesa che salisse il caffè, era sempre la stessa:
Non è che sono io che la vedo più grigia e brutta di quel che è?
C’è che forse un po’ sì, secondo me, diceva Giulio…se pensi che possa servirti, posso prestarti un po’ dei colori di cui sono fatti i miei mostri ahahahahah.

[www.youtube.com/watch?v=9G6dYsVR2MA]

Reale Manifesto…
L’ho preso in parola, ho indirizzato le mie motivazioni e ho cominciato a pianificare la partenza seguendo una nuova linea di fuga… che banalmente, sembra banale a dirsi, per ridurre la complessità, per riuscire banalizzare ciò che interiorizziamo e riuscire a renderla e-sperienza è sufficiente parlarne, nient’altro. Ma con chi ha voglia, tempo e capacità di ascoltare.
C’è che se si cerca di ritrovare un sorriso, le parole importanti, le più importanti sono quelle dette scherzando, immaginando nuovi scenari possibili…
Basta accettare di non essere sbagliati, di non snaturarsi ma cambiare animale guida, campo d’azione, categoria, sport, impegnarsi nel darsi delle nuove regole e poi solo allora cambiare obiettivi (la linea di fuga) per aumentare i livelli di fitness e di controllo dell’incertezza per raggiungere un diverso worklife balance.
Nei momenti di difficoltà se si è fortunati si trova un mentore, se la sfiga continua a vederci basta un buon analista

Reality Show…
C’è che infastidito, indisposto e inaridito, sublimando distacco le rido “in faccia” e le dico che non ho più voglia di starla ad ascoltare…
Che basta, no? Mo basta! Non posso essertene grato all’infinito, ho cercato di renderti il favore, standoti a sentire oltre ogni ragionevolmente masochista limite di sopportazione!
che non capisco, continuo a non capire davvero che cosa voglia ancora da me e le do il numero di una mia ex compagna di master che fa la psicologa e lavora con l’ipnosi…suggerendole, però, di non dimenticare di dire che tutti i suoi disturbi sono cominciati dopo aver perso una ventina di chili in 6/7 settimane e di far leggere alla sua futura terapista questo:
[…] clordiazepoxido, bumetamida,kcl, centella asiatica, aloina, sinefrina,faseolamina, cromo picolinato, sibutramina[…]

Reale Percepito
Che magari mi sbaglio ma forse, solitudine a parte, è anche un po’ colpa della crisi d’astinenza dalle pillole dimagranti se stai così, le dico.
Che basta ammetterlo non hai mai avuto davvero bisogno di me. Che per come sei tu, in quello che a questo punto risulta essere stato uno dei tuoi pochi momenti di lucidità, se non fossi stata davvero convinta, non avresti trovato la forza di farla finita con questa storia, cominciata per caso dopo un gioco di sguardi pregni della stessa tristezza, in una stazione semideserta della linea S5, le dico.
Se ce l’hai fatta una volta puoi, devi, provarci di nuovo. Se è vero che almeno un po’ di bene mi vuoi e non vuoi farlo per te, fallo per me. Lasciami vivere. Che c’è un’altra donna a cui sento di dover dedicare del tempo, se non ti è ancora chiaro, perché sono qui…
Penso di averti parlato della mia Betty Dixon, o no?
-…- No no no, non c’entra niente col giocatore di basket, è solo un caso di omonimia.
- ? – O-mo-ni-mia… se non capisci qualche parola c’è wikipedia. E’ tanto facile, che ce vò?

Reale Manifesto
Seconda chiamata, qualche ora dopo, sempre in anonimo, piangente e disperata, ancora che minaccia di farla finita e con il solito loop ossessivo di “che sono depressa, che non lavoro, non esco mai, sono grassa…piccola pausa e poi…ti chiamo da anonimo ma il mio numero è lo stesso, so che non mi chiami ma non chiamarmi”…
C’è che sono tornato qui per lavorare sul mio ma soprattutto sul conflitto socio-cognitivo della mia Betty Dixon, per farle buttare fuori tutto il possibile, per aiutarla a rielaborare la sua malattia ed aiutarla a settare il suo nuovo necessario rapporto con l’ambiente, con tutto ciò che è Altro da Sé.

[it.wikipedia.org/wiki/Urie_Bronfenbrenner]


Che fortunatamente una famiglia ancora ce l’ho, nonostante tutto…
Che la mia nuova ispirazione, la mia motivazione a riprovarci ancora viene da qui.
Che c’è voluto del tempo per imparare a capirlo, nel gestire il non averli accanto prima e nel gestire l’averli troppo accanto adesso…
Tempo sottratto alle auto giustificazioni e al troppo a pensare di dovermi mettere a mandare quintalate di cv e lettere motivazionali e/o di presentazione che non verranno quasi mai lette.
Sono tornato giù per provare a smetterla di pensare di avere sprecato tempo e denaro in formazione superiore e autoformazione, per avere del tempo per mettere a sistema, senza l’assillo del dover pagare l’affitto o le bollette, tutto quello che ho capito nel corso delle mie e-sperienze, in più di un centinaio di colloqui fatti stando da entrambe le parti, in tutte le esperienze professionali fatte, perdendo talvolta di vista di essere immerso in un fascio di relazioni…tra persone, immerse a loro volta in un fascio di relazioni…in questo tempo denso, al tempo di @ e del Wei Ji…
Che forse, più che probabilmente, se un problema c’era realmente stava semplicemente nella motivazione, nei driver cognitivi, ti insegnano nei master…mentre poi magari a colloquio ti dicono: “Ah, c’hai la patente, quindi… e con ciò?” Che il senso del conflitto socio-cognitivo sta tutto qui, probabilmente. Ma forse banalizzo…

Sono tornato giù per risettare e ripulire la mia confort-zone, per avere del tempo per fare emergere del tutto ciò che mi differenzia, che non sono più i capelli con le creste ne tantomeno i piercing nel mio caso…ma è solo questa insana voglianecessità di parole e di inchiostro, nient’altro!
Che sono stanziale e sono un po’ lento nel capire le cose ma me ne importa poco.
Che non ho più timore di ammettere che ci sono tante cose che non capisco, così come ce ne sono tante altre che sarebbe meglio non capire e tante altre ancora che non è giusto capire. Che non è codardia ma consapevolezza di avere dei limiti…

Ma in tutto ciò, per favore, oltre a chiamarmi la smetti di piangere? Prendila per quello che è…
Non è con me che vuoi parlare, in realtà…Se ti senti sola e senza via di uscita e non ti bastano gli amici, tuo marito e la tua chiesa, basta un’analista. Te lo ridò il numero, tranquilla. E’ una buona persona. Quando faceva l’headhunter, per esempio, non si sarebbe mai sognata di parlare di merce o pacchetto ma al massimo di profili. Conserva una buona dose di umanità che traspare…pur riuscendo ad essere distaccata e professionale.
- ? -  
Perdonami…volevo dire che è una brava persona…così come sei tu, che nonostante tutto…
C’è che è anche grazie a te, a tutta la pazienza che mi hai fatto capire di avere…se sono qui, senza rimpianti, che riesco a gestire costruttivamente la mia regressione psicofisica, a trasformare distress in eustress, a ritrovare allo specchio un sorriso per le piccole cose importanti…

Nello scoprire di non avere più reazioni violente di fronte a chi mi dice che sono un montato, saccente e superbo, un momento dopo avermi detto che la Libia è un’isola…
Che devo essere lucido e distaccato per non rischiare di annullarmi del tutto e rimanere impantanato in questo marasma di dinamiche familiari da cui sono stato per troppo tempo lontano.
Che sono saccente e montato. 
La Libia è un’isola, va bene.
Va bene, non mi incazzo più!
Ti spengo Uomini e Donne e scendo in giardino a fumare.

Reality Show!

Camicia Malstirata
camiciamalstirata@gmail.com

Capitolo 1, Ps: Panchinaro in Serie A o Punta di Diamante per la squadra del cuore nelle categorie?

Ps al Capitolo 1
[...]
C'è che i pensieri vanno veloce e le parole si perdono, oramai, già da un po'...
...la rilettura del manuale di scrittura di Carver interrotta nuovamente a pagina 17 sul "...rispetta i tuoi personaggi e poi allontanatene, lasciali vivere..."
c'è che non scrivo, oramai, già da un po'...
...di questo silenzio assordante, dopo l'ennesimo tsunami emozionale, dopo l'ennesimo coetaneo morto di vientu e mascìa, dopo l'ennesimo morto di empatia, dopo l'ennesimo morto di modernità...
c'è che non scrivo, oramai, già da un po'...
in questo silenzio assordante, in questo tempo denso, nelle sue notti insonni, pregne di liquidità, consapevolezza e medietà...
c'è una domanda, una, sola, una sola...
lo rifarei?
Sfide 1/2
[www.youtube.com/watch?v=yhXVrMWLa0w]
Sfide 2/2
[www.youtube.com/watch?v=dlEl95B3zLI]
Licenza Creative Commons
Camicia Malstirata by Cosimo Devita is licensed under a Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Unported License.
Based on a work at camiciamalstirata.blogspot.com.
Permissions beyond the scope of this license may be available at http://camiciamalstirata.blogspot.com/.